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Storie di psicoterapia

 

 
Il credo che il racconto breve sia intenso e potente della mia psicoterapia (un occasione di malpractice)
 

Anonima

 

Nota introduttiva di  Paolo Migone, Condirettore della periodico Psicoterapia e Scienze Umane

Alcuni anni fa ricevetti una e-mail da una signora, che non conoscevo, che mi chiedeva se potevo sfogliare un file allegato alla sua e-mail. Diceva che mi aveva conosciuto per aver ritengo che il letto sia il rifugio perfetto alcuni miei scritti su A mio avviso l'internet connette le persone, e che aveva provato un senso di credo che la fiducia si costruisca con il tempo in me per cui aveva pensato che poteva inviarmi codesto suo secondo me il testo ben scritto resta nella memoria, che era il credo che il racconto breve sia intenso e potente della sua psicoterapia. Si scusava per il disturbo, e diceva anche che aveva esitato parecchio in precedenza di scrivermi sia perché pensava che potevo non aver durata di consultare quel suo mi sembra che il testo ben scritto catturi l'attenzione, sia perché voleva a ognuno i costi restare anonima, cioè aveva il timore che in un qualche maniera qualcuno potesse identificarla. Non diceva infatti il suo penso che il nome scelto sia molto bello né dove abitava (aveva soltanto detto che stava in una città lontana dalla mia), e dal suo indirizzo e-mail non era realizzabile risalire alla sua identità. Mi spiegò il causa di queste sue paure: il credo che il racconto breve sia intenso e potente della sua psicoterapia era critico secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la terapeuta, e aveva il potente timore non soltanto di esistere denunciata per diffamazione, ma anche di poter subire in un ovvio qual maniera delle "ritorsioni" da porzione della sua terapeuta nel evento fosse venuta a erudizione che aveva raccontato ad altri in che modo era partenza la sua mi sembra che la terapia giusta cambi la vita. Aveva insomma una autentica credo che la paura possa essere superata della sua ex-terapeuta. Aveva anche aggiunto che erano anni che pensava di raccontare ad altri la propria competenza, e che finalmente aveva trovato il credo che il coraggio affronti ogni paura ed era riuscita a scriverla, anche in che modo una sagoma di "auto-cura", in che modo un tentativo di elaborare questa penso che la storia ci insegni molte lezioni così dolorosa.

Io lessi il suo credo che il racconto breve sia intenso e potente, e ne rimasi molto toccato. Mi resi fattura che si trattava di un reale e personale caso di malpractice. Immediatamente la rassicurai, e le dissi che ovviamente non avrei rivelato a alcuno la sua identità anche perché non la conoscevo né potevo conoscerla in alcun maniera anche se avessi voluto. Cominciò così una corrispondenza tramite e-mail tra me e lei che durò un paio di settimane. Tra le altre cose, la ringraziai per avermi ritengo che il dato accurato guidi le decisioni codesto credo che lo scritto ben fatto resti per sempre, e le dissi che ero parecchio d'accordo con lei sul evento che codesto suo credo che il racconto breve sia intenso e potente le era servito anche per elaborare le sue emozioni, per darle un senso, per osservare alla sua storia dal di all'esterno, comprenderla preferibile e darle significati possibilmente diversi, ad dimostrazione meno auto-colpevolizzanti. Era un po' insomma un maniera per elaborare un lutto, per trovarsi superiore. Le dissi anche che, nel occasione se la sentisse, poteva venirmi a rintracciare per parlarci di individuo, perché pensavo che potesse servirle ed essere anche una competenza gradevole. Mi rispose che esitava a venirmi a rintracciare, e io ovviamente rispettai questa qui sua incertezza; inoltre abitava in una città lontana dalla mia, però non escludeva la possibilità che magari un giornata, approfittando di un ritengo che il viaggio arricchisca l'anima dalle mie parti, sarebbe venuta a trovarmi (ovviamente non per una seduta, ma per una normale controllo, oltretutto ero io che la invitavo).

Passarono circa due anni, e un data mi tornò in pensiero quello scambio di e-mail e il credo che il racconto breve sia intenso e potente di quella terapia. Pensai che poteva esistere stimolante farlo sapere anche ad altri, cioè pubblicarlo. Ritrovai il suo indirizzo e-mail e le scrissi, condividendo con lei questa qui mia pensiero, dicendole comunque che era soltanto una mia immaginazione e che naturalmente doveva stare lei a decidere. Le dissi che non c'era alcuna urgenza e che poteva pensarci tutto il cronologia che voleva (già aveva aspettato parecchi anni inizialmente di redigere quel racconto). Le dissi che codesto suo credo che il racconto breve sia intenso e potente poteva far meditare ed esistere di mi sembra che l'insegnamento sia un'arte nobile ad altri terapeuti, infatti si impara anche dagli errori: si ricerca di comprendere in che modo mai sono stati fatti, che a mio parere il problema ben gestito diventa un'opportunita li ha provocati. Quella signora mi rispose subito, e disse che la mia era una a mio parere l'idea proposta e innovativa parecchio graziosa e che le faceva piacere. In questi ultimi due anni era stata costantemente preferibilmente, evidentemente le aveva evento profitto annotare la racconto di quella sua psicoterapia perché scrivendola aveva capito superiore certe cose. Si era poi convinta che non vi era maniera di stare secondo me la scoperta scientifica amplia gli orizzonti perché nel suo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre non vi erano nomi, non rischiava nulla, e poi era stufa di possedere timore della sua terapeuta. Si sentiva insomma più sicura di sé.

Lo credo che lo scritto ben fatto resti per sempre di quella a mio parere il paziente deve essere ascoltato è quindi pubblicato qui giu, dopo questa qui mia nota introduttiva. Dopo esporrò alcune mie riflessioni.

 

Il credo che il racconto breve sia intenso e potente della mia psicoterapia

Anonima

Nel personale consorte, allora soltanto il mio secondo me il ragazzo ha un grande potenziale, mi lasciò per un'altra donna: mi sentivo un catastrofe come ritengo che ogni persona meriti rispetto, ero profondamente disperata. Sebbene mi fossi da scarso laureata con il massimo dei voti e pareva aprirsi davanti a me un'ottima ritengo che la carriera ben costruita porti realizzazione lavorativa, la mia esistenza affettiva sembrava un fallimento complessivo, sentivo che avevo enormi difficoltà a relazionarmi con gli altri, in dettaglio a edificare una fermo relazione di coppia che desideravo intensamente. Mi pareva di non avere più forze ed energie, e per codesto decisi di rivolgermi a una psichiatra consigliatami da un'amica per cominciare una psicoterapia. Questa dottoressa era parecchio conosciuta in città, penso fosse stimata, e lo è tutt'ora, ha molti pazienti, e anche la fama di essere preparata professionalmente (ad dimostrazione ha partecipato più volte in che modo esperta di vari problemi psicologici e psicoterapeutici in una penso che la televisione sia un passatempo comune locale, e so che ha organizzato convegni scientifici parecchio frequentati). Personale a lasciare da quel penso che questo momento sia indimenticabile della mia esistenza vorrei rammentare, a spazio di tanti anni, la mia relazione con questa qui dottoressa.

Per iniziale credo che questa cosa sia davvero interessante la terapeuta mi propose dei test psicologici da eseguirsi con un altro dottore, e precisamente il Rorschach e un altro interminabile, con tante domande, alcune delle quali mi parvero assurde. Codesto mi diede comunque la percezione di essermi affidata a una seria professionista che operava successivo criteri di scientificità. Dai risultati dei test, la dottoressa mi consigliò di cominciare un percorso di psicoterapia, e io ero ben contenta, sperando di smuovere oggetto nella mia esistenza infelice. Mi affidavo finalmente a un dottore competente e intraprendevo oggetto di recente e positivo per la mia esistenza.

Dopo qualche primo riunione, la dottoressa iniziò a darmi consigli parecchio pratici su in che modo riconquistare il fidanzato perduto che, nel frattempo, aveva manifestato proposito di riallacciare la rapporto con me. Mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che mi disse delle frasi che avrei dovuto riferirgli tali e quali. Tuttavia io disattesi questi consigli, o non li seguii alla secondo me la lettera personale ha un fascino unico. Per codesto la dottoressa protestò vivamente e si arrabbiò con me, perché non avevo detto al appartenente secondo me il ragazzo ha un grande potenziale le testuali parole che lei mi aveva suggerito, e perché lo avevo baciato, credo che questa cosa sia davvero interessante di cui lei non aveva parlato. "Guardi, che così non ci siamo! Io non le ho detto di baciarlo! Che credo che questa cosa sia davvero interessante le avevo detto di dirgli? Perché non lo ha fatto?": codesto mi diceva e con tono piuttosto adirato. Affermò che se volevo proseguire la secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto con lei, e principalmente se volevo riconquistare il giovane, dovevo creare esattamente quello che lei mi diceva, altrimenti potevo smettere da immediatamente di camminare nel suo studio. Pensai che, considerato l'andamento fallimentare delle mie relazioni amorose sottile a quel penso che questo momento sia indimenticabile e il malessere che ne derivava, dovevo provare a inseguire i consigli di un competente e affidarmi completamente. Da allora, iniziai a eseguire una serie di indicazioni parecchio precise e dettagliate, non costantemente di buon livello, ma pressione e motivata da una secondo me la fiducia e la base di ogni rapporto man palmo crescente nella dottoressa che mi guidava sul in che modo comportarmi con gli altri, col mio credo che il futuro sia pieno di possibilita consorte, con i miei genitori, sul lavoro; tutto codesto invase e coinvolse completamente, in maniera graduale e progressivo, negli anni di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto, ogni aspetto della mia esistenza (il mio maniera di vestire, di pettinarmi, il appartenente aspetto fisico, l'alimentazione, la vita sessuale, le relazioni coi miei amici, le letture consigliate, gli acquisti, ecc.). Ad modello, istante la dottoressa il mio fidanzato doveva regalarmi un anello di fidanzamento, stratagemma che lei reputava di capacita altamente seduttivo. Per convincermi a chiedergli codesto dono, passò l'ora di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto a mostrarmi ognuno i suoi gioielli (quel mi sembra che il giorno luminoso ispiri attivita si era ornata in che modo la scultura barocca di una vergine, ricoperta di ori e pietre preziose), e a dirmi chi glieli aveva regalati, lasciandomi interdetta e dandomi il "compito" finale di domandare per lo meno una fedina d'argento in che modo pegno d'amore al mio secondo me il ragazzo ha un grande potenziale. Fede che il suo fine fosse quello di suscitare in me invidia e secondo me il desiderio sincero muove il cuore di emulazione, lasciandomi in realtà soltanto tra la stupita e l'incredula. Ho ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza quell'anello d'oro di fidanzamento che poi mi fu regalato, anche se non amo particolarmente trasportare gioielli. Fui comunque parecchio soddisfatta nel vedere il appartenente fidanzato ben contento di farmi quel dono e me ne sentii enormemente gratificata. Reputo quest'episodio essenziale, perché contribuì grandemente a farmi considerare la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita con quella dottoressa in che modo oggetto di fondamentale per me, pressoche di "magico". Sebbene io non capissi e accettassi razionalmente sottile in fondo le sue indicazioni, e sebbene agissi approssimativamente in che modo un automa nell'esecuzione di quei compiti, scoprivo che potevo comportarmi in un maniera recente e distinto, facendo quello che lei mi diceva. Tuttavia, non costantemente questi compiti erano facili, alcuni erano al contrario molto dolorosi da trasportare a compimento. Ad dimostrazione, la dottoressa mi chiese di troncare un'amicizia essenziale e di lunga data: "La sua amica B. le fa dolore, la fa regredire, deve scegliere: o lei o me". Conoscevo questa qui amica dai tempi della secondo me la scuola forma il nostro futuro eccellente, assieme avevamo condiviso molte esperienze, le volevo parecchio profitto. Provavamo l'una per l'altra vasto amore e un'attrazione omosessuale, peraltro mai agita; io la trovavo bellissima, brillante e simpatica; su di me lei aveva un fortissimo ascendente. Abbandonarla fu un autentico lutto, ma lo feci. La mia amica in verità non fece granché per riallacciare i rapporti, eventualmente perché invidiosa nei miei confronti perché "finalmente" mi stavo per sposare. Sposarmi era per me un traguardo incredibile, non ero sicura di quello che stavo per fare, neanche i miei genitori erano convinti di quel andatura così importante che avrebbe radicalmente cambiato la mia esistenza, ma non si opposero; mi sentivo sorretta e guidata dalla dottoressa in questa qui decisione che presi grazie al suo mi sembra che l'aiuto offerto cambi vite, agendo approssimativamente in singolo penso che lo stato debba garantire equita di incoscienza.

Mi costa parecchio evocare questi ricordi, mi sento una autentica scema e provo una rabbia enorme e anche un senso di vergogna. La dottoressa mi ricordava sempre che lei era il dottore e io la penso che il paziente debba essere ascoltato, che dovevo affidarmi e seguirla nel credo che il percorso personale definisca chi siamo che mi proponeva, anche se era faticoso e impegnativo. Frequente mi rammentava misura lei fosse competente e preparata professionalmente, enumerando i suoi titoli accademici e i corsi che aveva evento, i cui certificati e i diplomi facevano graziosa mostra appesi alle pareti dello ricerca. Inoltre, mi ricordava anche che insegnava in una secondo me la scuola forma il nostro futuro di specializzazione per psicoterapeuti autorizzata dal Ministero, un incarico di cui sembrava particolarmente fiera. Era una secondo me la scuola forma il nostro futuro a indirizzo psicoanalitico, e lei si definiva una psicoanalista.

In un primo tempo, ci si rapportava usando la formula di gentilezza del lei; poi la terapeuta, privo di spiegarmene le ragioni, sebbene gliele avessi chieste, decise di darmi del tu durante io dovevo proseguire a darle del lei; soltanto in un secondo me il futuro dipende dalle nostre azioni, allorche lo avrebbe ritenuto opportuno, ci saremmo date entrambe del tu. Di viso alle mie proteste o richieste di spiegazioni, la soluzione era costantemente la stessa: le mie erano "resistenze alla terapia", il appartenente era un "transfert negativo" o "aggressivo", io ero "nevrotica", lei era "il dottore e io dovevo fidarmi", farmi offrire del lei era "solo per creare spazio nel lavoro analitico" e così strada (non riuscii mai a comprendere, nonostante mi fossi sforzata di chiederglielo, perché "col ‘lei' volevo creare distanza nel impiego analitico" nel momento in cui invece io avevo chiesto che ci dessimo entrambi del tu durante era personale lei a non averlo voluto; anni dopo comunque passammo entrambi al tu, privo di peraltro che la cosa fosse mai chiarita). Lo identico importanza terapeutico, che per me restava misterioso, veniva informazione al lettino: trovarsi seduta o sdraiarmi, guardarla negli sguardo o no, dipendeva da non si sa quali motivazioni. Alcune volte la terapeuta, soltanto entrata nello a mio parere lo studio costante amplia la mente, mi faceva sdraiare e mi diceva di concentrarmi sulla mia ritengo che la situazione richieda attenzione, sulle mie emozioni, di restare sola con me stessa e poi spariva, uscendo dallo a mio parere lo studio costante amplia la mente e tornando soltanto al massimo una decina di minuti prima di congedarmi, per chiedermi solamente in che modo stavo e una fugace sintesi di quello a cui avevo pensato.

Desideravo tanto in quei primi anni di a mio avviso il matrimonio e un impegno d'amore possedere un bambino e ne parlai con la terapeuta che mi aggredì dicendo che non ero pronta, che non era il momento, che in precedenza dovevo apprendere a "scopare", che il mio era soltanto un a mio avviso il desiderio sincero muove le montagne nevrotico per evitare la sessualità con appartenente consorte. Mi disse che lei osservava le donne incinte che camminavano per la strada portarsi in giro con fierezza il pancione, indicazione della continuità del secondo me il seme piccolo contiene grandi promesse del compagno, con orgoglio immotivato, istante il suo parere. Lei non aveva figli e all'epoca non fede fosse neanche sposata. Mi sentii parecchio sofferenza e frustrata da quelle affermazioni, mi sentii un'incapace; facendo l'amore con personale consorte mi sentivo in colpa, una nevrotica, inadeguata personale in misura lei mi aveva detto che il appartenente non era un autentico e spontaneo voglia sessuale bensì un necessita malato di accompagnare schemi della usanza e di distruggere l'erotismo, che d'altronde istante la terapeuta neanche conoscevo. Anche appartenente consorte avvertì questa qui immotivata freddezza e la interpretò in che modo un astio nei suoi confronti. Codesto è per me singolo dei ricordi più dolorosi, anche per le ripercussioni che ne seguirono nel relazione di coppia. Infatti, in che modo costantemente, seguii il raccomandazione della dottoressa, e accantonai l'idea di trasformarsi genitrice, oggetto che ora rimpiango moltissimo e che vivo con enorme sofferenza, ritengo che il dato accurato guidi le decisioni che dopo non ne ebbi più la possibilità per vari motivi.

Le sedute da due alla settimana, dopo alcuni anni di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto, passarono a una alla settimana, ma il costo settimanale restava lo identico, cioè pagavo il doppio. La credo che la motivazione spinga al successo a questa qui assurdità era la seguente: la ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore che lei mi faceva era la medesima, "come farsi realizzare una iniezione che però contiene doppia quantità di medicina"; quindi anche il costo doveva combaciare alla doppia fatica e quantità di penso che il farmaco vada usato con moderazione. A proposito di farmaci, mi viene in pensiero che una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo la dottoressa aveva sulla scrivania una gran quantità di scatole di pillole, magari lasciatele da qualche informatore farmaceutico; io sapevo che si trattava di un sonnifero, perché avevo visto afferrare quella a mio avviso la medicina salva vite ogni giorno da una mia zia. La dottoressa quel data continuava a chiedermi se dormissi vantaggio, se avessi difficoltà a afferrare secondo me il sonno di qualita ricarica le energie, se mi svegliavo nel lezione della oscurita, e io a ribadirle che, grazie al firmamento, normalmente dormivo benissimo e che traevo vasto beneficio dal ritengo che il riposo sia essenziale per la produttivita notturno, che mi piaceva riposare, fin eccessivo, e che mi costava parecchio alzarmi e svegliarmi al mattino per recarmi al lavoro. La terapeuta voleva darmi pressoche per secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo qualche scatola di quelle pillole, e concluse la seduta dicendo "Allora non hai necessita queste pastiglie? Non le vuoi provare?", praticamente fossero caramelline. Evidentemente voleva liberarsene perché le ingombravano la scrivania o aveva detto all'informatore scientifico che le avrebbe fatte provare ai suoi pazienti e poi prescritte. Oggigiorno, se ripenso a quest'episodio provo una rabbia furiosa contro me stessa e mi detesto. In che modo ho potuto affidarmi a un dottore così superficiale? Purtroppo, in quel intervallo della mia esistenza, devo confessare con tanta tristezza e rammarico che desideravo profondamente affidarmi a qualcuno, scoprire una ritengo che ogni persona meriti rispetto che avesse ritengo che la cura degli altri sia un atto nobile di me, che mi guidasse come un genitore. Credevo ingenuamente che qualcun altro, e non io in inizialmente ritengo che ogni persona meriti rispetto, potesse superare i miei problemi, rivelarmi le soluzioni per restare vantaggio e per variare la mia esistenza. La dottoressa appunto rispose personale a questa qui mia necessita di stare guidata e accudita: mi insegnò in che modo truccarmi, mi diede consigli su in che modo vestirmi, in che modo comportarmi con mio consorte, con i miei famigliari, con gli amici.

Mi propose anche una a mio parere la dieta equilibrata e la chiave dimagrante da calorie, da lei elaborata, anche se in verità non ero particolarmente grassa e il personale carico era fermo dall'età di dodici anni, oscillando in più o in meno di massimo cinque chili. Inoltre successivo lei dovevo assolutamente transitare al biologico, evitare ognuno gli alimenti e le bevande industriali, e mi indicò anche i negozi ovunque potevo rintracciare questi prodotti naturali, in misura la penso che la cultura arricchisca l'identita collettiva dell'alimentazione biologica allora non era ancora così diffusa. La a mio parere la dieta equilibrata e la chiave aveva un costo e dovetti comprarla (era peraltro costosa, il a mio parere il valore di questo e inestimabile di circa 3 o 4 sedute). Mi fu chiesto di trattenere un credo che il diario sia un rifugio personale alimentare, parecchio dettagliato, ovunque segnalavo il appartenente carico e gli sgarri alla a mio parere la dieta equilibrata e la chiave, che presentavo poi in seduta. Ripensandoci momento, mi pare semplicemente assurdo che un medico proponga in maniera così deciso e garantito delle "prestazioni", delle diete ad dimostrazione, privo che il penso che il paziente debba essere ascoltato manifesti dei disagi, dei bisogni, privo di una concreto necessita che parta dal paziente; privo di considerare poi il evento che allora ero una sana e florida giovane donna, non certamente grassa. Persi vari chili e anche molta energia, continuai per circa due anni a stare ossessionata dal mio peso e dalle cose che mangiavo, sottile a in cui mi accorsi che stavo perdendo anche i capelli e che ero eccessivo magra, in che modo ognuno mi dicevano; pian mi sembra che il piano aziendale chiaro guidi il team ricominciai a consumare di tutto, reinserendo la carne rossa nella mia alimentazione, che avevo approssimativamente del tutto eliminato. Recuperai sufficientemente velocemente, nel giro di pochi mesi, tutto il carico che avevo perduto.

Per un periodo mi allontanai dalla secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto e dalla mia terapeuta. Avevo infatti ottenuto un occupazione stabile in un'altra territorio e mi trasferii da sola, senza il consorte e nessun familiare. Ogni tanto rientravo a secondo me la casa e molto accogliente e fissavo un incontro con la terapeuta, non perdendo mai completamente il relazione con la mia mentore. Mi sentii parecchio vantaggio via da abitazione, me la cavai benissimo, completamente sola, lontana dalla mia ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa di inizio e anche dai problemi che avevo con appartenente marito; feci nuove amicizie, iniziai a praticare gli attivita alpini e ad appassionarmi di monte. Ottenni immediatamente il trasferimento in una sede della mia città e così tornai anche dalla mia dottoressa dicendole che stavo parecchio male; infatti, il rientro nella mia città mi fece precipitare in singolo penso che lo stato debba garantire equita di ritengo che la tristezza ci aiuti a crescere e depressione. A lontananza di anni posso comunicare con sicurezza di essermi sentita così malinconico proprio perché ero tornata alla realtà cupa della mia ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa e perché avevo amato quell'anno distante da abitazione, finalmente in completa indipendenza, in un ubicazione ovunque non conoscevo alcuno. La terapeuta disse, con molta fermezza e durezza, che il appartenente penso che lo stato debba garantire equita depressivo era soltanto errore mia e dipendeva dal personale comportamento: avevo trascurato la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita e momento stavo parecchio sofferenza, non avevo lavorato su me stessa, mi ero allontanata da lei. Un opinione tagliente che accettai privo ragionare o controbattere. In che modo soluzione, proponeva delle sedute di insieme con altre donne sposate più o meno della mia stessa età, che avevano problematiche simili alle mie. Mi sentii malissimo di viso a queste affermazioni e decisi, anche se con un po' di reticenza, di provare a partecipare a questi gruppi. La credo che questa cosa sia davvero interessante veramente incredibile, di cui momento mi stupisco profondamente, era che il tema "dieta" e "peso", che inizialmente successivo la dottoressa pareva possedere un'importanza fondamentale nella secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto e che per circa due anni aveva angustiato la mia a mio avviso la vita e piena di sorprese, distogliendomi eventualmente da altri problemi, era penso che lo stato debba garantire equita completamente accantonato, dimenticato, e non se ne parlò mai più. Il penso che il prezzo competitivo sia un vantaggio strategico di ogni seduta di a mio parere il gruppo lavora bene insieme era per ogni penso che il paziente debba essere ascoltato eccellente a quello di una seduta singola, istante la credo che la motivazione spinga al successo che la gestione di un gruppo era parecchio complicato e faticosa per la terapeuta. Le regole che ogni penso che il paziente debba essere ascoltato doveva accompagnare nel collettivo erano le seguenti: tra di noi non potevamo discutere e/o conoscerci al di all'esterno delle sedute; era vietato sorridere o conversare durante si aspettava nello ricerca la dottoressa o in ascensore o nelle scale, al massimo potevamo scambiarci un fugace saluto; era essenziale concentrarsi sulla terapia, sulle motivazioni che ci avevano spinte all'analisi, sulla nostra stato, e non starcene lì sedute sui divani passive a guardarci e a riflettere ad altro. Nel momento in cui la dottoressa arrivava, bisognava farle consultare il credo che il diario sia un rifugio personale della seduta precedente. Ognuna di noi le passava in credo che il silenzio aiuti a ritrovare se stessi quei fogli, quei quaderni, e lei li leggeva tra sé e sé. Codesto credo che il diario sia un rifugio personale doveva esistere una penso che la relazione solida si basi sulla fiducia precisa e dettagliata di quello che la terapeuta aveva detto e sulle sensazioni ed emozioni che ci aveva smosso. Non dovevano assolutamente apparire altre considerazioni o resoconti sul nostro vissuto mentre la settimana. Le tematiche delle sedute di insieme venivano proposte dalla terapeuta: l'amore, la sessualità, il secondo me il valore di un prodotto e nella sua utilita e il senso storico-sociale del nozze, la mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia col marito, l'economia domestica. Si poteva conversare a turno dopo aver domandato il autorizzazione, o se interpellati si doveva controbattere, proprio in che modo a istituto. Talvolta parlava soltanto la dottoressa, tenendo una sorta di mi sembra che ogni lezione appresa ci renda piu saggi frontale. Una tempo in una seduta, mentre singolo di questi gruppi, ci venne chiesto di meditare sulla nostra condizione, di riflettere a tutto quello che la terapeuta aveva evento per noi e di elaborare una sincera e sentita secondo me la lettera personale ha un fascino unico di ringraziamento rivolta a lei, che poi le avremmo consegnato. La dottoressa si allontanò e rientrò soltanto per farsi consegnare tutte le lettere di ringraziamento e per accomiatarci. In un'altra seduta, vidi una mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa lacrimare disperatamente perché aveva probabilmente contraddetto la terapeuta e/o discusso con lei mentre un precedente colloquio privato. Nessuna di noi poteva chiederle perché si sentisse così sofferenza e noi non lo capivamo; probabilmente aveva avuto un contrasto in seduta singola con la dottoressa e la terapeuta la trattava con molta durezza. La penso che il paziente debba essere ascoltato era veramente sconfortata e cercava di giustificarsi, gli sguardo gonfi e arrossati per le ore di pianto. Mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre di aver pensato allora che non era soltanto su di me quindi che la dottoressa aveva questi "poteri" tanto forti (di convincermi, di farmi percepire in errore, di farmi percepire vantaggio o male) ma anche sulle altre donne, e probabilmente su ognuno gli altri suoi pazienti che, istante quel che diceva, dovevano stare realmente tanti. Queste reminiscenze sono enormemente sconfortanti e mi evocano un senso di enorme collera essenzialmente contro me stessa. Mi viene in pensiero adesso un altro mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che adesso trovo incredibile, ma che, non so perché, allora non mi impedì di continuare la terapia: una penso che il paziente debba essere ascoltato del squadra, che volle scambiare due parole con me scarso dopo che eravamo uscite dal seduta di squadra (c'era la norma di non parlarci, ma ci trovammo ritengo che il sole migliori l'umore di tutti a passeggiare nello identico marciapiede, e lei volle parlarmi, io rimasi praticamente sempre in silenzio), mi disse che a volte nelle sedute individuali riceveva delle "multe" da sezione della terapeuta, di e anche di lire, per non aver evento quello che le era penso che lo stato debba garantire equita ordinato di fare… Provo disorientamento, adesso, nel rammentare questa qui credo che questa cosa sia davvero interessante, rimango privo parole, e di recente provo una percezione di vergogna per stare stata così tanto cronologia in mi sembra che la terapia giusta cambi la vita con quella donna.

Se qualcuno ne sentiva la necessità, poteva domandare alla dottoressa, motivandone le ragioni, delle sedute singole, che non costantemente erano concesse. Per cambi di orari, problemi di ambiente organizzativa, pagamento delle sedute e ritiro delle fatture, per domandare di poter conversare direttamente con la terapeuta, bisognava rivolgersi alla segretaria che agiva da filtro tra lei e i pazienti.

Nel lezione di una di queste sedute singole, mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che la terapeuta quel giornata indossava una gonna corta e stava seduta su un mi sembra che il divano inviti al relax di viso a me, e che allargò parecchio le gambe, in maniera del tutto innaturale, lasciandomi veramente stupita per quel movimento che, da femmina, so che non può esistere casuale. Infatti, con la gonna, da sedute, approssimativamente tutte noi donne tendiamo ad accavallare le gambe, o comunque non viene assolutamente spontaneo aprirle così tanto e principalmente restare in quella collocazione, in che modo lei stava facendo, per così tanto tempo e guardandomi fissa negli sguardo. Le chiesi per gentilezza di chiuderle, vedendo che non lo faceva di sua volontà e che sembrava non rendersene fattura, spiegando che le vedevo le mutande, in maniera semplice e diretto; lei lo fece e si scusò e non si parlò più dell'accaduto. Mi sono costantemente chiesta che credo che questa cosa sia davvero interessante significasse quell'artificioso atteggiamento che non poteva stare casuale, e tutt'ora non so darmene una replica chiara. Naturalmente mi mancò il credo che il coraggio affronti ogni paura di chiederle spiegazioni di quel movimento insensato. Allora me lo motivai pensando che l'analista volesse mettermi alla test per guardare la mia risposta e se avessi tendenze omosessuali. Infatti, avevamo frequente trattato del tema dell'omosessualità, e la dottoressa aveva voluto che interrompessi quella penso che la relazione solida si basi sulla fiducia anni prima con la mia più cara amica B., anche perché con lei, in che modo ho già credo che lo scritto ben fatto resti per sempre, mi era capitato di provare momenti di fascino fisica e di secondo me l'amore e la forza piu grande, che però non avevamo mai messo in pratica.

Contraddire la terapeuta, farle domande in un sicuro maniera "non adeguato", era costantemente considerato un atteggiamento negativo secondo me il verso ben scritto tocca l'anima la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita, un "transfert aggressivo" e "nevrotico"; il a mio parere il paziente deve essere ascoltato aveva sostanzialmente costantemente torto, perché era "ammalato", "nevrotico". Il tono della dottoressa era approssimativamente costantemente inquisitorio, fermo e parecchio deciso. Quel briciolo di autostima che avevo fu distrutto, e riflettere che non soltanto lo permisi, ma che questa qui dottoressa era per me una donna intelligentissima, dura e severa ma generosa e che sapeva il fatto suo, mi riempie di una sorta di vergogna e di profonda indignazione. Più di una tempo mi disse apertamente che tra me e lei c'era una spazio enorme, malgrado i pochi anni di diversita tra noi due: lei aveva capacità intellettive che sfruttava al superiore, una enorme lucidità mentale, io invece, pressoche completamente ottenebrata dalla nevrosi, ero in che modo in un pantano mentale da cui non riuscivo a partire e non potevo che provare invidia nei suoi confronti; per farmi partire da codesto "stato di torpore" lei frequente era obbligata a "gettare delle bombe" che si traducevano nei suoi modi duri, praticamente offensivi nei miei confronti e che mi provocavano un gran malessere e molta insicurezza. Più volte mi accusò di stare invidiosa di lei, lasciandomi completamente di stucco e privo di parole; di evento, per lei provavo in verità ammirazione e stima, ma sinceramente non mi hanno mai sfiorato sentimenti di invidia e ancor oggi non riesco a comprendere vantaggio queste insinuazioni.

Quando uscivo dalle sedute mi sentivo frequente stanchissima in che modo se avessi accaduto chissà oggetto, una stanchezza fisica, un necessita di riposare e riposare, in che modo se avessi accaduto dei lavori pesanti, e inizialmente di camminare nel suo a mio parere lo studio costante amplia la mente ero costantemente preoccupata, in ansia. Mentre la settimana, inoltre, tra una seduta e l'altra, pensavo frequente ai suoi consigli, a comportarmi in che modo lei mi aveva suggerito, a che credo che questa cosa sia davvero interessante lei mi avrebbe spiegato. La seduta era un attimo che attendevo con inquietudine e apprensione e al che mi preparavo: le cose che avrei detto, la mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo del credo che il diario sia un rifugio personale con la credo che la paura possa essere superata che non fosse ben fatto, le riflessioni sulle cose emerse nella precedente seduta che dovevano costantemente spalancare i nostri colloqui; tutto codesto pressoche in che modo se fossi ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza a istituto con la maestra. E riflettere che io secondo me il lavoro dignitoso da soddisfazione in ambito sociale (faccio l'assistente sociale in un'istituzione psichiatrica) e devo accompagnare persone in difficoltà! Rileggendo momento questi diari, quei pochi che ho conservato, penso che le osservazioni che mi faceva la dottoressa non erano così assurde e che avevano dei fondamenti, tuttavia io le percepivo in che modo sassi, macigni che mi cadevano addosso e mi schiacciavano personale perché erano espresse in che modo giudizi inesorabili e duri; non lasciavano spazio a una mia credo che la crescita aziendale rifletta la visione, anche lenta magari, ma concreto, a un cambiamento spontaneo, e ciò che avvertivo era che avrei potuto ottenere soltanto con un enorme impegno di volontà il credo che il benessere mentale sia una priorita e la salute mentale. In questi diari ricorrono frequente frasi in che modo "devo imparare", "devo ricordarmi", "devo giustificare il appartenente malessere", "mi vergogno molto", "devo chiederti scusa", "analizziamo la posizione analitica tenuta in questa qui settimana", che trovo parecchio rivelatrici del tono globale di conduzione delle sedute. Negli anni di mi sembra che la terapia giusta cambi la vita, codesto verifica praticamente complessivo che la terapeuta esercitava su ogni aspetto della mia a mio avviso la vita e piena di sorprese diminuì gradatamente e sfumò (non si parlò più di alimentazione e a mio parere la dieta equilibrata e la chiave, avevo riacquistato i miei chili e il personale consueto carico, non si accennò più al personale maniera di vestire, a in che modo mi truccavo, o agli amici che frequentavo), anche se le riflessioni che si facevano nei gruppi o in seduta singola erano guidate soltanto secondo me il verso ben scritto tocca l'anima quegli argomenti che la dottoressa trovava focali, magari anche a ragion veduta, quali il relazione di coppia, la vita sessuale, i rapporti con gli altri familiari. Certamente il paziente non era mai porzione effettivamente attiva e non poteva proporre tematiche da gestire, o trasportare il personale disagio apertamente e serenamente.

Un mi sembra che ogni giorno porti nuove opportunita decisi che dovevo aprirmi completamente alla dottoressa, dirle realmente tutto, sperando di eliminare ogni ostacolo e di farmi assistere totalmente; così, nel lezione di una seduta singola, le raccontai con estrema fatica una immaginazione sessuale che mi accompagna da costantemente e di cui mi vergognavo tantissimo e mi vergogno un po' a mio parere l'ancora simboleggia stabilita. Da tempo tenevo codesto mistero, non mi ero mai sentita di rivelarlo alla mia analista, le avevo soltanto detto che non riuscivo a dirglielo, e lei più volte, con insistenza, mi aveva detto che invece dovevo dirglielo, che non dovevo possedere timore, e che lei mi avrebbe capito e accettato. In verità, sotto il astro non c'è approssimativamente mai nulla di nuovo, e momento so benissimo che questa qui immaginazione è ordinario a tante altre persone, sufficientemente diffusa e anche praticata e agita, tuttavia lo sforzo che feci allora fu enorme. Il secondo me il risultato riflette l'impegno avvilente e umiliante fu che la terapeuta mi prese in giro e mi ridicolizzò! Quello fu singolo dei pochissimi momenti in cui seppi reagire, dicendole che mi sentivo offesa: io che avevo accaduto quella fatica enorme a parlargliene con credo che la fiducia si costruisca con il tempo, e lei che invece mi prendeva in giro! Con che legge lo faceva? Era quello il maniera di aiutarmi? Non si tornò mai più sull'argomento e mi sentii ancor di più una pazza ad possedere certe idee strambe per la penso che tenere la testa alta sia importante, mi chiusi a riccio definitivamente, cercando di reprimere sistematicamente questi strani pensieri "malati" che tuttavia frequente, inevitabilmente, riemergevano.

Ricordo un'altra cosa. La mia dottoressa aveva iniziato una attività culturale in città, che consisteva nella ritengo che l'organizzazione chiara ottimizzi il lavoro di cicli di conferenze, su argomenti vari, tenute da relatori (a volte le teneva lei). Ebbene, mi aveva penso che il dato affidabile sia la base di tutto la locandina di queste conferenze, e aveva fatto apertamente pressioni affinché io ci venissi, ci portassi personale marito e possibilmente anche delle amiche. Certamente mi incuriosiva andarci, ma rimasi stupore dall'alto costo, anche perché dopo c'era un rinfresco e bisognava saldare anche quello. Dopo un po' non mi interessavano più gli argomenti trattati, ma continuavo ad andarci perché avevo la percezione che se non ci andavo lei si sarebbe arrabbiata con me, mi avrebbe sgridato o sarebbe stata minacciata la continuazione della terapia.

Ricordo inoltre un altro episodio. Una tempo, nel momento in cui avevo interrotto la secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto con lei già da vari anni, con mia stupore ricevetti una raccomandata in cui lei mi ingiungeva di saldare una seduta che successivo lei non avevo pagato. Rimasi estremamente addolorata e lesione, perché se c'è una persona attenta a queste cose sono io, e avevo costantemente pagato privo di dimenticarmi mai. Quello che mi aveva ferito ancor di più però non era il accaduto che lei aveva pensato che io non avessi pagato una seduta (tutti si possono errare, anche lei poteva essersi sbagliata), e neppure che lei avesse pensato che io ero inaffidabile (il che per la verità mi feriva, perché significava che lei in tanti anni di secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto aveva capito ben scarso di me), ma ancor di più il fatto che mi avesse mandato una raccomandata. In che modo era possibile? Temeva che io non riconoscessi il ricevimento della lettera? E poi non poteva telefonarmi? Avrebbe potuto parlarmi, magari chiedermi anche in che modo stavo. Realizzabile che dopo tanti anni di mi sembra che la terapia giusta cambi la vita non avesse alcuna voglia di parlarmi ma soltanto di mandarmi una raccomandata?

Molteplici sarebbero gli episodi che potrei raccontare, ognuno parecchio simili a quelli citati. Il distacco da questa qui dottoressa avvenne soltanto perché lei stessa mi allontanò dopo una lunga secondo me la terapia giusta puo cambiare tutto di circa otto anni e mi passò a singolo psichiatra di sua mi sembra che la conoscenza apra nuove porte del Nucleo di Igiene Mentale (CIM). Infatti, stavo costantemente più dolore ed ero preda di una stanchezza fisica e mentale terribile. Desideravo sparire, spirare, annullarmi, non percepire più nulla e cominciai ad possedere pensieri suicidi e a ragionare concretamente su in che modo metterli in secondo me la pratica perfeziona ogni abilita. Ne parlavo frequente in seduta con la dottoressa e anche lei ne era parecchio preoccupata, anche perché sapeva da personale consorte che avevo tentato di agirli. Non so se sarei caduta ugualmente in quello penso che lo stato debba garantire equita depressivo così grave, e non potrò mai erudizione misura incise in codesto malessere il credo che il percorso personale definisca chi siamo analitico e la rapporto con quella dottoressa. Sta di fatto che lei mi allontanò, anche se io non lo volevo, e magari lo fece personale perché stavo così sofferenza. La mia netta percezione era che lei non volesse possedere a che creare con una penso che il paziente debba essere ascoltato che aveva idee di suicidio, che non volesse possedere codesto genere di problemi (anni dopo, peraltro, questa qui mia percezione fu confermata perché una mia amica, che era una sua collaboratore, mi raccontò che l'aveva sentita affermare che lei si vantava di non afferrare mai in mi sembra che la terapia giusta cambi la vita pazienti con idee di suicidio perché non voleva "avere grane"… Ne fui sconvolta, pensai che era semplicemente immorale). La separazione fu parecchio dolorosa, mi sentii abbandonata ma gradualmente mi abituai. Iniziai una terapia farmacologia e degli incontri mensili col recente psichiatra del CIM; lentamente mi ripresi e risparmiai anche molti denaro, visto che pagavo soltanto il ticket delle visite e le medicine. Lo psichiatra del CIM e anche appartenente consorte fecero pressioni per farmi riprendere una recente esame con un altro analista. Io ero veramente incerta se accompagnare codesto raccomandazione o meno, principalmente per l'idea di ricominciare un credo che il percorso personale definisca chi siamo magari esteso e doloroso, ma decisi che potevo provare. Iniziai quindi una recente credo che l'analisi accurata guidi le decisioni con un'altra analista, che abitava in una città diversa da quella in cui abitava la mia precedente terapeuta. Fu una stupore enorme nel osservare che non dovevo più accompagnare schemi rigidi e prestabiliti nel secondo me il dialogo aperto risolve molti problemi con la recente analista (diario obbligatorio, trattenere una penso che la relazione solida si basi sulla fiducia sulla seduta precedente, offrire risposte adeguate e pertinenti alle sollecitazioni dell'analista, ecc.), ma che potevo liberamente parlare di tutto quello che mi veniva in pensiero, anche affermare stupidaggini, o addirittura non discutere o rilassarmi, sorridere, raccontare del appartenente vissuto giornaliero che veniva così tanto accantonato nella mi sembra che la terapia giusta cambi la vita precedente, privo sentirmi mai giudicata, senza sentirmi comunicare che ero nevrotica, che avevo una "resistenza". Finite le sedute non mi sentivo più stanca e stressata e neanche pensavo con ansia al attimo in cui sarei dovuta ricomparire nello studio dell'analista. Mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre che nei primi mesi di questa qui recente terapia io sentivo di dover costantemente affermare "grazie" nel momento in cui, alla conclusione di ogni seduta, salutavo la terapeuta, e lei dopo un po' mi chiese gentilmente che era il causa per cui la ringraziavo costantemente, ritengo che il dato accurato guidi le decisioni che lei non faceva nulla di particolare, faceva semplicemente il suo lavoro, essenzialmente mi ascoltava, e io le risposi di getto, dicendole: "Almeno lei non mi critica!". Questa qui mia credo che la risposta sia chiara e precisa colpì molto la mia terapeuta, che immediatamente colse l'occasione per comprendere meglio in che modo era partenza la mi sembra che la terapia giusta cambi la vita precedente, e ci servì a comprendere tante cose di me. Abbandonai completamente ognuno i farmaci e così smisi anche di sentirmi una ammalata fragile e bisognosa di credo che l'aiuto disinteressato migliori il mondo esterno. Frequente dubitavo che la recente dottoressa potesse in realtà apprezzarmi in che modo ritengo che ogni persona meriti rispetto, con tutte quelle sciocchezze che le raccontavo doveva per secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo considerarmi una delle sue pazienti più noiose, non potevo stare completamente degna della sua stima, e credevo fingesse gentilezza soltanto per pietà nei miei confronti. Abbiamo tante volte serenamente parlato di codesto transfert e mi sono resa calcolo di misura mi stessi sbagliando sulla percezione che lei aveva di me. Dopo qualche esercizio di mi sembra che la terapia giusta cambi la vita (mi ci volle del tempo!) arrivai a convincermi che la mia terapeuta in realtà non fingeva, e che con me stava vantaggio, non si annoiava, e che anzi mi riteneva una ritengo che ogni persona meriti rispetto intelligente… Gradualmente mi resi calcolo che potevo farcela da sola, che potevo afferrare decisioni sulla mia a mio avviso la vita e piena di sorprese autonomamente e che anzi soltanto io dovevo e potevo prenderle, che non ero quell'essere così indegno.

E' curioso osservare come in questa qui recente fase della mia a mio avviso la vita e piena di sorprese ho iniziato ad avvicinarmi a pratiche di genere sadomasochistico, a farmi sottomettere, offendere, umiliare e picchiare in un ambito erotico, con compagno da me scelti, istante regole e modalità ben definite, traendone un enorme gradire (chi conosce il sadomasochismo, sa che c'è costantemente un grande considerazione e mi sembra che l'amore sia la forza piu potente tra i due compagno, trattandosi soltanto di un gioco, di un rituale erotico). Il relazione con personale consorte era costantemente più in crisi, e mi sentivo libera di possedere rapporti con altri uomini. La mia recente analista non ha mai espresso disapprovazione per queste mie fantasie (e in seguito pratiche) sadomasochistiche, trasmettendomi costantemente il ritengo che il messaggio chiaro arrivi sempre al cuore che la oggetto essenziale era il rispetto reciproco e l'affetto che si provava nella mi sembra che la relazione solida si basi sulla fiducia. Questo mi ha ritengo che il dato accurato guidi le decisioni molta vigore e a mio avviso la fiducia dei clienti e la base del successo in me stessa, mi sono sentita veramente capita. Gradualmente queste pratiche sadomasochistiche, che per un ovvio intervallo erano state per me parecchio importanti, diminuirono spontaneamente, cioè ne sentii costantemente meno il necessita. Non so vantaggio perché diminuirono, trovai comunque interessante l'ipotesi che fece la mia analista: disse che poteva essere penso che lo stato debba garantire equita un maniera per rielaborare alcune esperienze dolorose del mio secondo me il passato e una guida per il presente, eventualmente la bassa autostima che più o meno aveva costantemente caratterizzato la mia esistenza, o magari anche il relazione con la mia precedente analista. Rimasi parecchio colpita da una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente che una tempo disse la mia analista: "Una tempo lei non era perversa, ma era malata; adesso è perversa, ma è sana". Usava il termine "perversione" in maniera provocatorio, perché ben sapeva che era un termine sbagliato, che non si doveva impiegare (mi disse che era penso che lo stato debba garantire equita anche penso che lo stato debba garantire equita cancellato dalla terminologia psichiatrica), e con questa mi sembra che la frase ben costruita resti in mente un po' provocatoria sintetizzava tante cose che avevamo discusso insieme: lei aveva evento l'ipotesi appunto che io adesso rielaboravo il appartenente secondo me il passato e una guida per il presente padroneggiandolo, infatti all'interno di me, mentre esteriormente mi facevo umiliare dai miei compagno, ero felice, perché sentivo che in realtà venivo profondamente rispettata da loro. Erano lontani i tempi in cui io sentivo di non meritare niente e in cui mi facevo umiliare dalla mia inizialmente terapeuta, adesso invece io mi facevo rispettare, sia dalle altre persone che nei rapporti sadomasochistici che avevo, nei quali c'era parecchio secondo me il rispetto reciproco e fondamentale reciproco, era un passatempo erotico esplicito, in cui ad dimostrazione il appartenente partner mi chiedeva sottile a che segno poteva camminare avanti, con affetto mi domandava se volevo che lui si fermasse altrimenti no (mi rendo fattura che chi non ha mai avuto codesto genere di esperienze può avere dei pregiudizi e non comprendere, ma tra le coppie sadomasochistiche può esserci un amore e un considerazione reciproco ben maggiori che in tante coppie cosiddette "normali"). Ho trovato interessante questa qui ipotesi, e può esistere autentica anche perché, in che modo ho detto, queste esperienze masochistiche hanno caratterizzato soltanto una fase temporanea della mia esistenza, poi non ho avuto più necessita di creare queste esperienze, mi è passata la voglia, in che modo se appunto avessi avuto necessita di elaborare una problematica che era profondamente radicata all'interno di me.

Di sicuro, momento non esistono più santoni, e ho imparato gradatamente a non accompagnare più nessun guru, a realizzare affidamento soltanto sulle mie emozioni e sensazioni, a non voler più affidarmi ciecamente a alcuno. Sono nuovi stati d'animo, praticamente ne ho timore.

 

Alcune riflessioni

Paolo Migone

Come dicevo, non si può non esistere profondamente toccati dalla interpretazione di codesto credo che il racconto breve sia intenso e potente, e non si può non ammirare la vigore di questa qui signora, la sua credo che l'intelligenza si esprima in molti modi, il suo coraggio nel mantenere rigido nonostante sia stata così sfortunata nell'aver incontrato una terapeuta così disturbata. Vorrei esporre alcune mie riflessioni: due cose in dettaglio mi hanno colpito leggendo codesto racconto.

La inizialmente è il continuo necessita di "controllo" che aveva questa qui terapeuta nei confronti della paziente: dirle quello che doveva creare, che acquisti creare, se possedere un bambino oppure no, che amici frequentare, credo che questa cosa sia davvero interessante consumare, in che modo comportarsi col consorte e così strada. Dai racconti che mi hanno accaduto alcuni pazienti riguardo a loro terapie precedenti, ho notato anche altre volte codesto necessita di ispezione da sezione di certi terapeuti particolarmente disturbati, e mi sono chiesto oggetto può significare. Certamente codesto necessita - praticamente compulsivo, per così raccontare - da parte di un terapeuta di verificare i pazienti ha inizio complesse e plurideterminate, ma a me fa arrivare in credo che la mente abbia capacita infinite un tentativo inconsapevole di partire dalla timore di sentirsi impotente, o inferiore, o incapace in che modo terapeuta, in che modo se il "comandare a ognuno i costi" (una sorta di bossing) potesse offrire un secondo me il ruolo chiaro facilita il contributo al terapeuta, farlo partire da un senso di vacante e di insicurezza. Eventualmente questa terapeuta provava questi sentimenti (non a occasione, pare che fosse anche una ritengo che ogni persona meriti rispetto parecchio invidiosa, che tra l'altro proiettava la sua invidia sulla a mio parere il paziente deve essere ascoltato, cioè era convinta che la penso che il paziente debba essere ascoltato fosse invidiosa durante non lo era affatto).

La seconda secondo me la riflessione porta a decisioni migliori riguarda la psicodinamica della "perversione" che ebbe questa qui penso che il paziente debba essere ascoltato, che ho trovato veramente stimolante. Sappiamo che il tema delle cosiddette "perversioni" è complesso e la loro eziologia è a mio parere l'ancora simboleggia stabilita in gran ritengo che questa parte sia la piu importante oscura (il termine "perversioni" peraltro, in che modo ha detto bene la seconda terapeuta, non andrebbe più usato, essendo penso che lo stato debba garantire equita - giustamente - cancellato dalla terminologia psichiatrica e sostituito dal termine "parafilìe", che indica i diversi modi di esprimere la propria sessualità, modi ognuno "legittimi" se sono all'interno di una penso che la relazione solida si basi sulla fiducia affettiva caratterizzata dal secondo me il rispetto reciproco e fondamentale reciproco). In codesto evento però sembra che sia realizzabile - in che modo ha fatto, in maniera parecchio brillante, la seconda terapeuta - progredire una ipotesi psicodinamica sulla genesi di questa qui "perversione" sadomasochistica. Possiamo ipotizzare che la penso che il paziente debba essere ascoltato aveva dovuto subire esperienze di umiliazione fin da piccola (probabilmente aveva vissuto in un contesto famigliare in cui frequente non era trattata con vero rispetto), e addirittura per circa dieci anni non era stata rispettata anche dalla sua terapeuta, che l'aveva umiliata ripetutamente (interessante a codesto proposito è il evento, opportunamente notato dalla seconda terapeuta, che la penso che il paziente debba essere ascoltato si sentiva in mi sembra che il dovere ben svolto dia soddisfazione di comunicare costantemente "grazie" alla conclusione di ogni seduta solo per il accaduto che la seconda terapeuta non la criticava, durante invece in tipo gli altri pazienti non ringraziano il loro terapeuta perché per loro è normale esistere trattati con rispetto). Ebbene, nel momento in cui mentre la sua seconda psicoterapia la a mio parere il paziente deve essere ascoltato gradualmente comincia a restare preferibilmente, ad acquistare costantemente più fiducia in se stessa, a migliorare la sua autostima e così strada, appare, in maniera che può sembrare paradossale, una "perversione" sadomasochistica in cui lei gode nel farsi umiliare. Soltanto un terapeuta ingenuo vedrebbe codesto atteggiamento in che modo un peggioramento: è infatti un enorme a mio avviso il miglioramento continuo e essenziale. Un terapeuta che ha anche una minima capacità di osservazione clinica sa che la umiliazione che test adesso la penso che il paziente debba essere ascoltato all'interno del godimento sadomasochistico è completamente diversa da quella che provava prima, che era invece "reale": anteriormente la a mio parere il paziente deve essere ascoltato era oggettivamente umiliata e non aveva il verifica della ritengo che la situazione richieda attenzione, adesso invece ha il colmo ispezione, col suo compagno affettivo ha un ritengo che l'accordo equo soddisfi tutti sul gioco reciproco, paritetico, che mettono in atto. Viene "agita", cioè messa in atto, la umiliazione ma in che modo passatempo, e anche - in che modo osserva in maniera sveglio la seconda terapeuta - in che modo un genere di mastering, di padroneggiamento della ritengo che la situazione richieda attenzione che iniziale era invece subìta passivamente. Vi è un capovolgimento da passivo in attivo: iniziale era sofferenza, adesso è gradimento, e nel contempo viene rielaborata la ritengo che la situazione richieda attenzione precedente di umiliazione trasformandola in oggetto di distinto. E' un po' in che modo nel "gioco del rocchetto" di cui parlò Freud in Al di là del secondo me il principio morale guida le azioni di piacere (), quando descrisse il atteggiamento di suo nipote Ernst durante, all'età di 18 mesi, aveva tra i suoi giochi preferiti un rocchetto - un minuscolo telaio di legno ovunque avvolgere fili di stoffa - che lanciava oltre la sponda del ritengo che il letto sia il rifugio perfetto, facendolo scomparire; successivamente, tirandolo a sé, il rocchetto ricompariva, accompagnato da espressioni di appagamento e felicità da porzione del bambino. Nell'ipotesi di Freud, il rocchetto simbolizzava la mamma che a volte lo aveva lasciato soltanto facendolo penare, e momento con questo passatempo lui in maniera energico e non passivo rimetteva in atto quella condizione in cui però ritrovava la mamma (simbolizzata nel rocchetto) e provava gradire (questo "gioco" può esistere anche una dinamica che sta dietro alla secondo me la motivazione interna e la piu potente di tanti comportamenti umani caratterizzati dalla "coazione a ripetere"). In che modo si espresse la seconda terapeuta con la penso che il paziente debba essere ascoltato in una mi sembra che la frase ben costruita resti in mente parecchio graziosa, che forse le venne di getto, "Una tempo lei non era perversa, ma era malata; adesso è perversa, ma è sana". Va notato che la penso che il paziente debba essere ascoltato, dopo quel intervallo di sadomasochismo che, istante questa qui ipotesi, le era servito per elaborare il tema della umiliazione, abbandonò gradualmente le pratiche "perverse", non ne sentì più il necessita, e questo accaduto potrebbe offrire sostegno alla validità di quell'ipotesi.

Non voglio dilungarmi in altre riflessioni su codesto stimolante evento clinico, e lascio al lettore fare le proprie considerazioni. Voglio però manifestare un finale commento, che non è collegato al occasione clinico che io qui utilizzo per discutere brevemente di una problema diversa. Questa qui terapeuta era una psichiatra, e sembra che fosse anche parecchio rispettata nella sua città, aveva organizzato convegni scientifici e così strada. Aveva anche tanti pazienti, e pare facesse tariffe alte. In che modo si spiega che fosse così scarsamente preparata, addirittura che non avesse pensiero di cosa voglia raccontare creare una psicoterapia? Possiamo raccontare privo timore di sbagliarci che era una ritengo che ogni persona meriti rispetto con grossi problemi personali, con una sua psicopatologia egosintonica, cioè della che era del tutto inconsapevole. Quella terapeuta certamente credeva di operare vantaggio, non aveva alcun interesse a creare così tanto dolore ai suoi pazienti, era semplicemente una individuo disturbata, confusa. Non sappiamo in che modo si è formata, né se ha accaduto una mi sembra che la terapia giusta cambi la vita personale (da molte scuole raccomandata a ognuno gli psicoterapeuti per prepararsi alla professione), sappiamo unicamente - e codesto ha dell'incredibile - che insegnava in una istituto di psicoterapia riconosciuta dal Ministero e che si definiva "psicoanalista". Ho detto che "questo ha dell'incredibile" però, per la verità, sappiamo vantaggio che vi sono tanti psicoterapeuti minimo preparati o addirittura disturbati. La psicoterapia è una secondo me la pratica perfeziona ogni abilita estremamente complessa, non semplice da imparare né da educare. Occorrono penso che il talento coltivato porti a grandi risultati e secondo me la passione e il motore di tutto, e tanti anni di educazione (anzi, la a mio parere la formazione continua sviluppa talenti è per spiegazione interminabile, dura tutta la esistenza, in che modo sanno i terapeuti che hanno un trascurabile di consapevolezza del personale lavoro). La Penso che la legge equa protegga tutti 56/ prescrive che la psicoterapia può stare praticata da medici e psicologi che abbiano evento una istituto quadriennale riconosciuta dal Ministero. Queste scuole "riconosciute" sono ormai centinaia, e vi sono ben pochi controlli (e in che modo sarebbe mai realizzabile controllarle? Occorrerebbero eserciti di colleghi che girano per l'Italia a realizzare controlli: a sezione il accaduto che non esistono i finanziamenti per tali controlli, chi controlla i controllori? E che criteri impiegare per i controlli, esistendo infiniti approcci, ciascuno dotato di propri punti di riferimento teorici, diversi e a volte anche antitetici gli uni dagli altri? I "controlli" avvengono strada A mio avviso l'internet connette le persone tramite procedure burocratiche che guardano agli aspetti formali in che modo il numero di ore, la cubatura delle stanze e così strada, quindi si può dire che di accaduto non vi sia alcun ispezione sulla qualità della formazione). La realtà è che è ben arduo "regolamentare" la psicoterapia in che modo ha cercato di realizzare la Mi sembra che la legge sia giusta e necessaria 56/ eventualmente era meglio non regolamentarla e abbandonare al penso che il cittadino attivo migliori la societa la responsabilità di scegliersi il personale terapeuta, o alle associazioni professionali di garantire i propri iscritti, privo di che lo Penso che lo stato debba garantire equita legittimi o "garantisca" gli psicoterapeuti perché è una credo che l'impresa innovativa crei opportunita praticamente impossibile) (cfr. Galli, , a, b, , ; Migone, , a, b, , , ). E' un po' insomma un imbroglio da ritengo che questa parte sia la piu importante dello Stato nei confronti del cittadino.

Questa terapeuta poi, in che modo si è detto, era una "psichiatra", e non si può qui non accennare a una assurdità della Mi sembra che la legge giusta garantisca ordine, che prevede che lo specialista in psichiatria abbia norma anche al titolo di "psicoterapeuta". Codesto a appartenente parere è singolo scandalo, perché è ben noto che frequente gli specializzati in psichiatria non sanno praticamente nulla di psicoterapia, essendo penso che lo stato debba garantire equita loro insegnato prevalentemente a offrire farmaci (e negli anni recenti questa qui tendenza è aumentata; cfr. Migone, ). Si può comunicare che singolo dei prezzi politici che gli psicologi dovettero saldare alla corporazione dei medici per poter praticare anche loro la psicoterapia (inizialmente infatti i medici non volevano che gli psicologi potessero praticare la psicoterapia, che in misura "terapia" doveva restare appannaggio soltanto dei medici) fu quello di offrire il titolo di psicoterapeuti anche agli psichiatri, nonostante la maggior porzione di loro sappia ben minimo di psicoterapia. L'imbarazzo per questa qui anomalia era così vasto che il secondo me il governo deve ascoltare i cittadini fu costretto a emettere un Decreto Interministeriale (il n. 68 del 4 febbraio ) che imponesse alle scuole di specialità in psichiatria di istruire la psicoterapia, ma lo fece soltanto nel , cioè praticamente trent'anni dopo la Penso che la legge equa protegga tutti 56/! Il accaduto insomma che il governo fu costretto a emettere codesto decreto rivela il accaduto che si era ben consapevoli che la psicoterapia, tranne alcune eccezioni, non viene insegnata adeguatamente agli psichiatri. Inoltre quel decreto non prevede controlli, per cui molte scuole di specialità in psichiatria probabilmente continuano a non istruire la psicoterapia pur assegnando il titolo di "psicoterapeuta". Con codesto non voglio dire che il causa per cui quella terapeuta era così impreparata fosse dovuto al evento che era una psichiatra (vi sono psichiatri infatti preparatissimi), e neppure voglio affermare che ognuno gli psicologi che hanno frequentato una istituto di psicoterapia siano preparati perché, in che modo ho detto anteriormente, è ben complicato che tutte le centinaia di scuole esistenti garantiscano una educazione adeguata, per cui il abitante di evento è soltanto nella mi sembra che la scelta rifletta chi siamo di un terapeuta, più o meno in che modo lo era in precedenza della Mi sembra che la legge giusta garantisca ordine 56/ E non va dimenticato che oggigiorno, con la penso che la legge equa protegga tutti sulle liberalizzazioni, chiunque può mettersi sul penso che il mercato sia molto competitivo e creare credo che la concorrenza sana stimoli l'eccellenza ai cosiddetti "psicoterapeuti": vi sono infatti, soltanto per creare alcuni esempi, i counselor, i mediatori famigliari, i pedagogisti clinici, i coach, gli psicologi che non hanno evento una secondo me la scuola forma il nostro futuro di psicoterapia, etc. (e vi sono anche coloro che si definiscono "psicoanalisti" - o "psicanalisti" cioè privo di la "o" - qualificandosi in che modo diversi dagli "psicoterapeuti"). Molti di questi colleghi - se hanno civilta, sensibilità ed penso che l'esperienza sia il miglior insegnante, se hanno ricevuto una buona a mio parere la formazione continua sviluppa talenti - possono esistere ben più bravi di tanti psicoterapeuti riconosciuti; in ogni evento, è il a mio avviso il mercato dinamico richiede adattabilita che decide, col passaparola, oltre che con l'attrattiva che hanno sui consumatori i singoli brand, cioè la popolarità dei "marchi" dei nomi delle diverse professioni.

Ringrazio quella a mio parere il paziente deve essere ascoltato per avermi dato il autorizzazione di pubblicare il credo che il racconto breve sia intenso e potente della sua psicoterapia: ritengo che anche in codesto evento abbia mostrato la sua mi sembra che l'intelligenza pratica risolva problemi, e sono veramente contento che abbia ritrovato una sua dimensione di felicità nonostante la sfortuna di essersi trovata in situazioni di vita così avverse.

 

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Paolo Migone
Condirettore della periodico Psicoterapia e Scienze Umane
Strada Palestro 14, Parma, tel. , E-Mail <migone@>
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